Welfare aziendale: salute e assistenza tra le aree di maggiore investimento per piccole e medie imprese
Il 9 settembre a Roma si è svolta la presentazione del report Welfare Index PMI 2021, il quale analizza gli andamenti riguardanti il welfare aziendale di piccole e medie imprese sul territorio nazionale. Le tendenze che si evidenziano sono varie: alcune prevedibili, altre sorprendenti. Di tutti i dati forniti dal report, il focus che si andrà a porre sarà, in questo caso, sui servizi di welfare sanitario.
L’anno 2020 ha visto il nostro paese, così come il resto del mondo, coinvolto in una crisi senza precedenti. Crisi che ha travolto tutti i settori, e che ha imposto alle imprese onerosi riassetti interni per poter riprendere l’attività garantendo ai lavoratori di svolgere le proprie mansioni in condizioni di sicurezza, secondo le normative sanitarie previste per contrastare la diffusione del contagio.
Il 43,8% delle imprese ha investito in servizi diagnostici legati al Covid-19, il 25,7% ha aderito o esteso una polizza sanitaria per i lavoratori e il 21,3% ha investito in consulti medici, assistenza sanitaria o psicologica a disposizione dei propri dipendenti.
Le misure adottate e i servizi forniti per far fronte all’emergenza Covid-19 sono stati accolti molto positivamente dai lavoratori, e per tante realtà sembrano esser stati solo parte di un investimento più grande. L’intenzione non è solo di mantenerli, ma di integrarli e implementarli. Questo lo dicono i dati: 2 imprese su 3 sono intenzionate ad intensificare l’impegno nel welfare aziendale.
L’emergenza sanitaria sembra aver aperto gli occhi a molti: le imprese, grazie alla crisi, hanno preso coscienza del proprio ruolo sociale. Una nuova consapevolezza che si è tradotta in un impegno generale a sostegno dei lavoratori e delle relative famiglie, la cui salute è stata riconosciuta come valore centrale per una buona gestione delle imprese.
La percentuale di imprese con un livello alto o molto alto di welfare relativa all’anno 2021 è del 21%, rispetto al 43,1% con un livello medio e al 35,8% con un livello iniziale. Il trend nei precedenti 5 anni si è sempre mantenuto positivo e, nonostante un leggera retrocessione di 0.6 punti percentuali attribuibile alle conseguenze dell’emergenza sanitaria, rimane comunque stabile. È, tuttavia, un dato estremamente positivo se comparato, per esempio, a quello di solo 6 anni fa: la percentuale di aziende con welfare di livello alto o molto alto rispetto al 2016 è quasi raddoppiata.
Delle dieci aree in cui il modello Welfare Index PMI suddivide il welfare aziendale, tra quelle di maggiore interesse troviamo Previdenza e Protezione e Salute e Assistenza.
L’area Salute e Assistenza risulta essere tra le due in più forte crescita, con una percentuale di imprese che presentano un livello alto o molto alto di welfare in quest’area nel 2021 pari al 22,6%, registrando un aumento di 2,1 punti percentuali rispetto al 20,5% del 2020 e di 7,8 punti percentuali rispetto al 14,8% del 2017. I servizi che si collocano in quest’area sono: Fondo chiuso di categoria, polizza sanitaria aziendale, fondo aziendale di secondo livello, fondo aperto, servizi medici di prevenzione, check-up e diagnosi, sportello medico interno, convenzioni odontoiatriche, assistenza familiari anziani non autosufficienti, assegni per cure mediche specialistiche per bambini e servizio pediatrico, servizi sociosanitari (es. assistenza psicologica).
La percentuale di imprese che presentano un livello alto o molto alto di welfare nell’area di Previdenza e Protezione, invece, nel 2021 è pari al 36,5%, con lo scarto di appena 0,1 punti percentuali rispetto al 36,4% del 2020 e di 5,4 punti rispetto al 31,1% del 2017. Le tutele di maggior rilevanza raggruppate in quest’area sono: Contributi aggiuntivi a carico dell’azienda a fondi di previdenza complementare, assicurazioni o fondi di previdenza complementare aggiuntivi, polizza infortuni/invalidità, assicurazione in caso di morte, polizza famiglia/abitazione, polizza per rischio di non autosufficienza.
Le conclusioni che si possono trarre da questi dati sono sicuramente positive per quanto riguarda gli implementi effettuati in termini di welfare sanitario (correlati ma anche non correlati all’emergenza sanitaria). Tuttavia, c’è comunque ampio margine di miglioramento e, se alle intenzioni espresse dalle imprese corrisponderanno nuovi provvedimenti in questo settore, assisteremo presto a un cambiamento molto positivo per i lavoratori, e di conseguenza, per le imprese stesse.
Tra i ragguardevoli effetti positivi correlati ad un alto livello di welfare possiamo anche osservare un maggior tasso di occupazione (il 51,2% delle imprese con livelli di welfare più alto riportano dati positivi in fatto di assunzioni rispetto alla media) di cui buona parte giovanile (le imprese che riportano il maggior numero di assunzioni di personale under 30 sono quelle con il livello di welfare più alto della media, ovvero il 17,4%). Inoltre, risulta che ad un alto o molto alto livello di welfare corrisponda anche un aumento della produttività. Infatti, il fatturato medio per addetto di piccola/media impresa nell’anno 2019 corrispondeva a 262.750 €. Il fatturato medio per addetto di piccola/media impresa che riporta un livello alto o molto alto di welfare per lo stesso anno è di 280.078 €.
Tutti questi dati parlano da sé, e non fanno che promuovere ed incoraggiare un sempre maggiore investimento in termini di tutela da parte delle imprese nei confronti della più importante risorsa, quella umana.
*I dati di ogni grafico e tabella sono espressi in quote % di imprese.
Fonte: Welfare-Index-PMI-Rapporto-2021-1.pdf (welfareindexpmi.it)