COVID-19 e Sanità Integrativa: come ha influito la pandemia sui flussi del welfare sanitario?
Dai dati sul mercato assicurativo emerge che, nell’ultimo anno, le persone che hanno deciso di sottoscrivere una copertura hanno indirizzato il proprio investimento sempre più spesso verso il ramo salute, per semplificare l’accesso e il ricorso alle prestazioni sanitarie presso strutture private.
Si riscontra un incremento per tutte le coperture di natura sanitaria, in particolare di quelle inerenti al ramo vita e delle polizze di puro rischio.
Questo aumento è giustificato da molti fattori, primo tra tutti il timore del contagio, ma conseguentemente anche la presa di coscienza del labile equilibrio su cui si regge il Sistema Sanitario Nazionale, quantificabile soprattutto nei tempi di attesa dilatati sperimentati in tempi post-pandemici. Attualmente, tutte le prestazioni non inerenti a patologie non dipendenti dal COVID-19 presentano un tempo medio di attesa intercorsa tra la prenotazione e l’effettiva prestazione che va dai 3, fino ai 4,1 mesi.
Facendo riferimento alle cifre[1] riportate recentemente da Il Sole 24 Ore, la realtà della sanità integrativa comprenderebbe un totale di 13,2 milioni di beneficiari, articolati nelle seguenti percentuali:
- 45% afferenti a fondi sanitari integrativi
- 37% afferenti a coperture sanitarie collettive
- 18% afferenti a coperture sanitarie individuali
È necessario spendere qualche parola anche a riguardo delle nuove iniziative generate dall’emergenza sanitaria: in primis, si è notevolmente dispiegato il mercato digitale dei piani sanitari; inoltre, una menzione è meritata dalla comparsa in più coperture di una voce inerente al vaccino anti-COVID-19, vale a dire la corresponsione di una diaria in caso di reazione avversa all’inoculazione del vaccino.
Fonti:
[1] Federica Pezzatti, La pandemia spinge le polizze sanitarie, Il Sole 24 Ore, 2021, Martedì 9 Novembre, N. 308, p. 40