In attesa dell’attuazione dei livelli LEA.
I Livelli essenziali di assistenza (LEA) sono le prestazioni e i servizi che il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) è tenuto a fornire a tutti i cittadini, gratuitamente o dietro pagamento di una quota di partecipazione (ticket), con le risorse pubbliche raccolte attraverso la fiscalità generale (tasse).
Il 18 marzo 2017 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM) del 12 gennaio 2017 con i nuovi Livelli Essenziali di Assistenza che erano stati definiti per la prima volta nel novembre 2001.
Il provvedimento è stato il risultato di un lavoro condiviso tra Stato, Regioni, Province autonome e Società scientifiche ed ha vincolato 800 milioni di euro per l’aggiornamento dei LEA. Con tale documento sono state definite inoltre:
- le attività, i servizi e le prestazioni garantite ai cittadini con le risorse pubbliche messe a disposizione del Servizio Sanitario Nazionale;
- descritte con maggiore dettaglio e precisione prestazioni e attività oggi già incluse nei livelli essenziali di assistenza;
- ridefiniti e aggiornati gli elenchi delle malattie rare e delle malattie croniche e invalidanti che danno diritto all’esenzione dal ticket;
- innovati i nomenclatori della specialistica ambulatoriale e dell’assistenza protesica, introducendo prestazioni tecnologicamente avanzate ed escludendo prestazioni obsolete
Da allora, ad oltre metà degli Italiani non vengono garantiti queste prestazioni perché, a bloccare la loro attuazione, è il mancato via libera a un decreto che dovrebbe definire le tariffe massime e che andava emanato entro febbraio 2018. Dopo vari tentativi, l’ultimo a gennaio scorso, non è accaduto nulla.
Ad oggi migliaia di italiani, sono tagliati fuori da cure a cui avrebbero diritto da anni.
Gli appelli per sbloccare i nuovi Lea hanno prodotto ben poco, anche se in questi cinque anni, come certificano dall’Associazione “SalutEquità”, sono 187 le richieste di aggiornamento arrivate al Ministero della Salute.
È evidente la disparità d’accesso. Il 39%, degli italiani, i residenti in Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Toscana, grazie ad iniziative Regionali, hanno usufruito deli “extra Lea” e pertanto hanno già oggi diritto a quasi tutte le nuove prestazioni introdotte nel 2017, ma un altro 40% di cittadini, residenti in Abruzzo, Calabria, Lazio, Campania, Molise, Puglia e Sicilia non possono usufruirne.
Infine, esiste un altro 20% di popolazione, che riceve cure sulla base delle scelte locali.
Questa situazione evidenzia che, quanto stabilito dalla nostra Costituzione, ovvero il diritto all’assistenza sanitaria, non è uguale per tutti gli italiani.
Questa situazione genera la necessità di rivolgersi alla sanità integrativa per usufruire di servizi non garantiti dal Servizio Sanitario Nazionale.
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Fonte: www.salute.gov.it
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