Le condizioni dei caregiver in Italia

I caregiver fanno parte di una rete silenziosa di assistenza che si prendono cura e assistono familiari, e non, con problemi dovuti all’invecchiamento, a patologie croniche oppure con infermità.
In Italia ci sono 9 milioni di persone con disabilità che vengono assistite da oltre 7 milioni di caregiver familiari, di cui il 60% sono donne tra i 45 e 55 anni. In Europa le leggi tutelano sia il disabile che il caregiver, mentre nel nostro paese ancona non esiste una legge che tuteli questo tipo di assistenza.

Per la legge italiana si definisce caregiver familiare la persona che assiste e si prende cura del coniuge, dell’altra parte dell’unione civile tra persone dello stesso sesso o del convivente di fatto, di un familiare o di un affine entro il secondo grado. Inoltre, nei casi previsti dalla legge n.104 del 1992, si considera caregiver chi si prende cura di un familiare entro il terzo grado che, a causa di malattia, infermità o disabilità, anche croniche o degenerative, non sia autosufficiente e in grado di prendersi cura di sé, oppure sia riconosciuto invalido in quanto bisognoso di assistenza globale e continua di lunga durata o sia titolare di indennità di accompagnamento.

Nonostante un ormai lungo iter parlamentare e nonostante il fondo per i caregiver familiari sia stato rifinanziato per il periodo 2021-2023 con 90 milioni di euro di risorse in totale. Ad oggi le leggi italiane non prendono in considerazione in modo diretto la figura del caregiver come entità destinataria di tutela previdenziale, retributiva e di diritti legati alla funzione svolta.
Dal 2016 ad oggi sono stati presentati al Parlamento ben sei diversi disegni di legge, con l’obiettivo di riformare la materia. Nel corso dei lavori le proposte sono state unificate e nell’agosto 2019 è stato depositato in Senato il disegno di legge 1461 composto da 11 articoli che, almeno in parte, andrebbero rimodulati. In particolare, l’articolo in cui al caregiver non lavoratore è riconosciuta la tutela previdenziale, attraverso la copertura di contributi figurativi equiparati a quelli da lavoro domestico fino a un massimo di tre anni.
Nell’attesa che la legge arrivi a compimento, colpisce che il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) non affronti un tema così importante poiché sono state destinate cifre importanti, ad esempio, ai servizi domiciliari e all’autonomia dei disabili.

Fonti: www.quotidianosanita.it
www.lenius.it

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